Introduzione

Nel contesto della repressione delle azioni di Quaibrücke nel giugno 2020 e della ribellione d’ottobre 2021 a Zurigo, un piccolo gruppo di persone ha scelto di opporsi alla sproporzionata accusa di coazione e di lottare per la giustizia climatica fino al Tribunale federale e, se necessario, di continuare la lotta fino alla Corte europea dei diritti umani.

La detenzione preventiva fino a 48 ore, il rilevamento delle impronte digitali ed il test del DNA, le perquisizioni a nudo e l’accusa di coazione (accusa penale che include l’iscrizione nel casellario giudiziale) sono mezzi sproporzionati, che hanno chiaramente un solo scopo: intimidire e scoraggiare l’attivismo per il clima (chilling effect). Le nostre azioni sono state annunciate e si sono svolte in modo pacifico. Non sono stati segnalati incidenti o danni. Riteniamo quindi che la nostra azione rientri nel diritto di manifestazione, nel diritto di espressione e che sia legittima all’interno del peggiore stato d’emergenza mai conosciuto dall’umanità. Sappiamo almeno dagli anni ‘70 che il nostro sistema non è sostenibile, ma i politici continuano a negarlo e si accontentano di mini-azioni che non permetteranno di raggiungere gli obiettivi fissati dagli accordi di Parigi, che però la Svizzera si era impegnata a rispettare. È l’inazione dei nostri leader e la comoda ignoranza della maggioranza che ci ha costretto a scendere in piazza.

Agenda dei processi a Zurigo: https://docs.google.com/document/d/18kid4POuaHwraNJx7QJx7Sp43ZDgo7QNr0CM5VV1uuM/edit?usp=sharing

Portraits

Thomas

A 30 anni, sono attivo per la transizione energetica fin dal mio master alla Scuola politecnica federale di Losanna (EPFL). Questi 10 anni mi hanno insegnato che le tecnologie da sole non salveranno il mondo: le energie rinnovabili e le misure di risparmio energetico, abbassano il prezzo dei combustibili fossili e liberano denaro per acquistarli, il cosiddetto effetto rebound. Di conseguenza, sono 30 anni che l’UE si esaurisce con misure di transizione ma dal 2014 le sue emissioni sono irrimediabilmente stabili e nessuno è stato in grado di farle scendere, né tantomeno di raggiungere la neutralità del carbonio.

Poi è arrivato il 20 marzo 2019 e la “dichiarazione di ribellione” a Berna… Nelle sue richieste come nei suoi principi, Extinction Rebellion corrispondeva in tutto e per tutto a ciò che ritenevo necessario: riunirsi nelle strade, pacificamente ma in numero sempre maggiore, per fare pressione sui governi e chiedere non misure autoritarie, ma il riconoscimento dell’emergenza e la creazione di assemblee di cittadini, uno strumento di democrazia partecipativa che permetta di affrontarla. Quindi eccomi qui, “disobbediente”… Nella nostra ordinata Svizzera, disobbedienza civile significa non dire alla polizia dove e quando ci si riunisce. Non c’è bisogno di andare molto lontano per inserire il clima nell’agenda politica e costringere i media a parlarne.

Ma poi c’è stata la risposta delle autorità: nessuna violenza da parte della polizia ma processi, quanto più disincentivanti che sono quasi invisibili. Un disconoscimento pungente, ufficiale e cieco del messaggio deə scienziatə. I tribunali scrivono persino che il nostro obiettivo non è allertare sul clima, ma bloccare il traffico, giustificando così che non siamo degni delle libertà fondamentali.

Per me, questo pone una questione ancora più seria del riscaldamento globale: è l’evoluzione della nostra società sotto l’effetto del cambiamento climatico. È facile spaventarsi con la domanda “cosa succederebbe se tuttə iniziassero ad esprimere le proprie opinioni in qualsiasi momento e luogo, senza preavviso?”. Cosa succede in agosto quando tuttə decidono di andare in spiaggia nello stesso momento? Ma se solo fossimo arrivatə a quel punto, il problema sarebbe presto risolto! La domanda che si pone oggi è esattamente l’opposto: “Cosa succederà quando nessuno potrà più esprimere la propria opinione in strada senza prima essersi assicurat​​​​​​​​​ə che siano stati compiuti tutti i passi amministrativi richiesti?”. A dire il vero, la risposta a questa domanda mi fa più paura della prospettiva di morire in un’ondata di caldo mortale tra qualche decennio. Quindi scelgo le mie battaglie: andrò a Strasburgo se necessario.

Ma tu, per favore, prendi il mio posto in strada.

Pressemitteilung - Communiqué de presse - Comunicate stampa 30.08.2022

Marie

44 anni, cittadina media, tecnica di radiologia, madre di 2 figli.

Quando il tempo è bello, mi sento bene. Quando sono in mezzo alla natura, sono estasiata.

Ma quando vedo le devastazioni che gli esseri umani le infliggono, mi sento sopraffatta.

Non possiamo vivere senza biodiversità, abbiamo bisogno di interazioni con gli esseri viventi. Siamo l’unica specie a causare l’estinzione di milioni di altre.

La catastrofe arriva veloce e violenta. Mi terrorizza. A volte mi sento troppo piccola per poter agire. Anche se faccio la raccolta differenziata (un sacco della spazzatura in 24 giorni, il mio record!), mangio cibo locale, risparmio energia ecc., non è abbastanza. La via democratica, le iniziative con le votazioni, sono così lunghe e complesse che mi sembra essenziale agire.

Così mi sono unita a Doctors for XR, il ramo sanitario di XR, per fare militanza insieme ad altri ribelli con la mia stessa visione. Mi sono resa conto di non essere sola, isolata, nella mia preoccupazione per l’incerto e buio futuro che stiamo preparando per i nostri figli e le nostre figlie.

La mia eco-ansia è nata ancor prima di concepire il mio primo figlio. Mi sono chiesta se avessi il diritto di mettere al mondo un essere che potrebbe dover lottare per l’accesso all’acqua e al cibo, essere esposto a possibili pandemie, siccità, ecc. e che in ogni caso vivrà in un mondo molto più brutto di quello in cui sono cresciuta io. Oggi ho una certa eco-lucidità.

Chi non si è reso conto, nel corso della propria vita, che il clima sta cambiando? Meno neve in inverno, estati torride, in certi periodi villaggi senza acqua potabile, maltempo sempre più sconvolgente ogni anno, animali che non vediamo più… ecc.

Quindi sì, ho partecipato alla ribellione d’ottobre di XR a Zurigo. Mi sono seduta su quelle strisce pedonali con la piena consapevolezza delle mie azioni. Ho dovuto assentarmi dal lavoro ed organizzare l’assistenza ai bambini per poterlo fare. Mi sento impotente di fronte all’inazione dei capi di Stato, al mancato rispetto degli impegni climatici assunti dal nostro governo.

Ciò che mi rivolta e mi spinge ad agire è l’ingiustizia. Mi sono seduta, con altre 3 donne ribelli, per 2 minuti e 20 secondi. Per questo motivo, siamo state arrestate ed abbiamo trascorso 47 ore in custodia della polizia. Sono accusata di coazione, secondo l’art. 181 del codice penale, come tuttə lə altrə ribellə. Siamo trattatə come criminali anche se stiamo allertando le persone sull’emergenza climatica, per il bene del pianeta e della salute umana.

Nicole

C’è stato questo nuovo appello alla disobbedienza civile e mi sono sentita obbligata a parteciparvi. La questione dell’utilità dell’azione era secondaria, perché era legittima. Per me bastava. Quando si è toccatə dal collasso della vita praticamente organizzato dalla nostra civiltà occidentale e che non ha nulla a che fare con i cicli naturali di vita e di morte, c’è solo una cosa da fare: agire. Sta a ciascunə di noi trovare per sé il modo più adatto. Le cose cambieranno solo quando smetteremo di dire che “tanto non serve a niente”. E per coloro che pensano che il contributo della Svizzera alla catastrofe in corso sia insignificante e che tutti gli sforzi nel nostro paese siano inutili, basti ricordare che la sola piazza finanziaria svizzera, se fosse una nazione, occuperebbe il sesto posto nella graduatoria dei maggiori attori del cambiamento climatico, tra l’altro attraverso i suoi investimenti. Il nostro governo permette questo e come cittadina svizzera mi sento corresponsabile.

Ho una convinzione. A livello comunale e cantonale è stato talvolta riconosciuto lo stato di emergenza in nome dell’urgenza climatica. Queste sentenze sono state annullate a livello federale (in particolare nel settembre 2021 nel caso delle “mani rosse” su un edificio del Credit Suisse). L’ostinazione del Tribunale federale a limitarsi ad una rigida lettura del testo giuridico senza tener conto della realtà è criminale alla luce dei fatti. Nel mio piccolo, voglio contribuire al riconoscimento legale dello stato di emergenza, ciò che farebbe pressione sul legislatore. Il tempo stringe e non possiamo permetterci di avere la pazienza che è stata necessaria per altre lotte.

Ho 46 anni e sono madre di tre ragazzi di età compresa tra i 7 e gli 11 anni, vivo a Zurigo e sono traduttrice e insegnante di yoga.

Pressemitteilung - Communiqué de presse - Comunicate stampa 06.09.2022

Martin

A 16 anni ho preso la patente durante uno scambio scolastico di un anno in Australia. Al mio ritorno, mi sono sentito super cool essendo il primo ad arrivare al liceo guidando la macchina. Ho preso cinque voli intercontinentali, persino un weekend a Londra, ed ho mangiato tutta la carne che potevo (pagare) – sì, spesso anche nelle catene di fast food. Forse, ero semplicemente un adolescente normale, completamente fissato su me stesso.

È stato durante gli studi che ho preso gradualmente coscienza dei miei enormi privilegi di cittadino benestante cresciuto in una ricca democrazia. In questo processo, ho sviluppato un forte senso di responsabilità verso la comunità e, man mano che la mia consapevolezza cresceva, verso tutta l’umanità e tutte le forme di vita sul nostro pianeta.

Di conseguenza, i miei due figli crescono senza auto, non possono raccontare di nessun viaggio in aereo e mangiano poca carne. Poverini!

Ho ristrutturato completamente la casa centenaria in cui viviamo e l’ho dotata di un impianto fotovoltaico, cosicché la mia impronta ecologica è ora pari a poco più di un pianeta. Sono nel frattempo diventato una persona esemplare? Non m’importano queste etichette e, inoltre, è sicuramente falso.

In realtà, la comunità, la cui maggioranza non può permettersi l’accesso alla proprietà, ha sovvenzionato l’aumento di valore della mia proprietà con un contributo a cinque cifre ed il fisco mi ha esentato dalle tasse per due anni. Questa ridistribuzione dal basso verso l’alto è l’unico effetto misurabile della nostra politica climatica. Io ho incassato.

Per troppo tempo ho assistito impotente al modo in cui portiamo il pianeta diritto al disastro. La politica climatica svizzera mi ha permesso di sentirmi una persona pulita: “Non è colpa mia, non è un mio problema; che facciano gli altri…”. Come se il clima potesse ancora essere salvato con piccole misure cosmetiche di stile di vita.

Ma ora basta! Ho visto abbastanza: la politica, a quanto sembra, non può e l’economia non vuole risolvere il problema. Chi, come me, si alza contro questo catastrofico menefreghismo, in modo pacifico e nel rispetto dello Stato di diritto, viene accusatə ed intimiditə. Nel corso dei procedimenti penali, lə militanti di movimenti di disobbedienza civile che non possono permettersi gli alti costi del procedimento vengono criminalizzatə​​​​​​​. Non posso accettarlo! - E grazie al suddetto effetto di ridistribuzione, ora mi posso pure pagare i ricorsi e le spese dell’avvocato. Quindi mi sostieni nella mia causa, che ti piaccia o meno.

Mikhail

Mi chiamo Mikhail Rojkov, ho 26 anni e mi sono recentemente laureato all’Università di Arte e Design di Ginevra (HEAD). Ho completato un programma di ricerca di Master in studi critici, dopo aver conseguito una laurea in design della moda. Molto velocemente disilluso dall’industria della moda, ma profondamente legato al cucito, da sei anni navigo nelle acque agitate di questo ambiente spietato, che nega (cosmicamente) le minacce che gravano su di esso e su tutta la vita. Sono sempre stato convinto, fin dall’inizio dei miei studi, che la moda sia una porta d’accesso alla comprensione delle questioni sociali e politiche di oggi e di domani. Questo non mi ha impedito di chiedermi più di una volta, prima di iniziare il Master (ma anche quando l’ho iniziato), se avesse senso continuare a studiare in un mondo che si stava esaurendo… La domanda non si poneva più ai margini della ribellione di ottobre. Non vedevo alternative al mio impegno ed ho lasciato la mia aula per venire a Zurigo. In quel momento niente aveva più senso di questo. Risultato: arresto immediato e 48 ore di detenzione preventiva in cella. Procedimenti giudiziari con diversi processi.

A seguito di questi eventi, mi trovo ora in un’impasse finanziaria, con un fardello mentale sulle spalle che non auguro a nessuno. Sebbene io sia una persona privilegiata, la situazione è tale che non sono in grado di pagare le spese a mio carico. Ma lo sgomento è ancora più profondo quando si tratta di accettare l’accusa contro di me. Rifiuto di essere accusato di aver usato coazione (secondo l’art. 181 del Codice penale svizzero) e mi rivolgerò, se necessario, alla CEDU per difendere il mio diritto a manifestare.

Catherine

Sono cresciuta in un’epoca in cui le borse di studio erano ridicolmente basse e rendevano impossibile prendere in considerazione l’idea di studiare se non si viveva in una città universitaria o non si proveniva da una famiglia ricca. Ho compensato l’impossibilità di scegliere il lavoro che mi sarebbe piaciuto con la grinta in ambito professionale.

Ho raggiunto questo obiettivo ma, dopo 45 anni di vita professionale molto soddisfacente in un settore poco rispettoso del clima e del pianeta, mi sono resa conto dell’inutilità di ciò che mi aveva occupato per tutti quegli anni. Un’altra vita è iniziata per me il giorno in cui sono andata in pensione. Da allora, ho dedicato gran parte del mio tempo alla tutela dell’ambiente e della biodiversità.

Ho iniziato a partecipare alle azioni XR dal 2020. Il mio compagno si è unito a me un anno dopo e abbiamo partecipato a diverse azioni insieme. Ma è stata ovviamente la ribellione di ottobre e le azioni successive a segnare la nostra adesione al movimento. Facendoci arrestare, costringevamo la nostra società a punirci in quanto informatori, quando invece multinazionali, banche ed inquinatori di ogni tipo vengono trattati con rispetto. Il PIL e la sacrosanta crescita economica sono diventati l’ultima religione del nostro tempo.

Solo una sensibilizzazione generale potrà far progredire le cose. Il riscaldamento globale e la perdita di biodiversità devono diventare temi importanti a scuola, nei bar o in famiglia. E devono seguire le azioni. E perché l’azione segua, il Consiglio federale deve dichiarare lo stato d’emergenza climatica, proprio come ha fatto per il Covid. 

Come cittadinə, abbiamo solo possibilità limitate di fare pressione sulle nostre autorità, poiché le iniziative ed i referendum hanno già dimostrato chiaramente di essere lenti ed inutili. Il metodo che abbiamo scelto, la disobbedienza civile, ha il doppio vantaggio di far conoscere le nostre preoccupazioni e di mobilitare i media.

È quindi attraverso la disobbedienza civile che ho scelto di gridare la mia rivolta contro la nostra società del sovraconsumo, contro lə politicə che scelgono di dare priorità agli interessi economici a breve termine ed alla loro rielezione rispetto alla salute ed alla semplice sopravvivenza del loro elettorato ed infine di gridare la mia rivolta contro la passività dei miei concittadini e concittadine che, anche quando riconoscono l’urgenza della protezione del clima, non sono prontə a cambiare il loro comportamento.

Leo

Ho 25 anni e sono uno studente di medicina all’Università di Ginevra. Pensare alla sofferenza che le generazioni future dovranno affrontare se non interveniamo sul cambiamento climatico, mi spaventa a morte. Il cambiamento deve avvenire ora, prima che sia troppo tardi, e l’azione contro il degrado ambientale, in quanto futuro medico, è inscindibile dai miei studi. È imperativo proteggere le generazioni presenti e future dalle conseguenze delle nostre azioni distruttive sul clima.

Ho la fortuna di poter vedere, attraverso i miei studi, le conseguenze future del degrado ambientale sulla salute. Quando diventerò medico, potrebbe essere già troppo tardi per prevenirli. È in questo contesto che mi batto ogni giorno per il rispetto dei limiti planetari: partecipando alla vita politica della mia comunità e del mio cantone. Ma anche attraverso l’ambiente associativo ed istituzionale dell’Università di Ginevra. Tuttavia, queste vie hanno i loro limiti, i cambiamenti sono troppo rari ed arrivano troppo tardi. Per questo motivo mi sono trovato a Zurigo il 4 ottobre 2021 per chiedere al governo svizzero di agire contro la minaccia esistenziale del cambiamento climatico.

Non ho deciso di partecipare ad un’azione di disobbedienza civile per il gusto di farlo, ma perché non ho scelta: dobbiamo tentare di tutto per salvare ciò che ancora può essere salvato.

Gilbert

Che cosa vogliamo?

Che cosa vogliamo noi essere umani ?

Che cosa vogliamo per i nostri figli e le nostre figlie, il nostro futuro, la nostra casa e il nostro pianeta ?

Questa è esattamente la domanda che mi pongo da diversi anni !

Noi, la mia famiglia e io, vogliamo vivere… ormai, anche solo sopravvivere.

Perché tutte le voci affidabili, indipendenti e competenti ci dicono, anzi ci avvertono con urgenza, quanto le cose siano messe male per noi, per il nostro futuro e per il nostro pianeta.

E che cosa facciamo ?

Ignoriamo ancora tutto ciò o cerchiamo scuse, ci diamo del tempo o ci sforziamo a credere a che tutto non sia poi così tragico.

Crediamo in conquiste tecnologiche che non sono ancora state inventate e che dovrebbero salvarci.

Diamo fiducia agli stessi governi che ci hanno portato alla crisi.

Rifiuto questo dal più profondo del mio cuore e dico NO !

Quando è troppo è troppo !

Basta con il tempo perso !

Dobbiamo agire ora per avere ancora una possibilità di sopravvivere e dobbiamo prendere in mano la nostra felicità, in modo non violento ma determinato e prudente.

Che cosa vogliamo ?

La giustizia climatica insieme ai nostri compagni e compagne del Sud globale e la vogliamo ora, di corsa !!!

Volantino in italiano

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